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Auto elettrica: incentivi e richieste dei costruttori ai Governi

C’è bisogno di nuovi incentivi per l’acquisto dell’auto elettrica di proprietà. Ce ne parlano i costruttori di ACEA che chiedono una spinta maggiore anche dal punto di vista della persistenza delle infrastrutture di ricarica. Il pressing dei costruttori sui Governi è in aumento allo scopo di facilitare il passaggio di massa al nuovo mercato eco sostenibile per la viabilità urbana su quattro ruote. La richiesta dei costruttori riunitisi nel consorzio ACEA è chiara: spingere sugli incentivi per scuotere il mercato e impegnarsi a creare una rete di ricarica in grado di cancellare lo spauracchio della range anxiety. Ecco le novità.

 

Servono maggiori incentivi e più efficienza nelle infrastrutture di ricarica per l’auto elettrica

Il segretario generale dell’associazione, Eric-Mark Huitema, ha riportato in primo piano lo storico accordo per la e-mobility siglato a settembre dal suo precedessore, Erik Jonnaert, con l’organizzazione degli operatori elettrici, Eurelectric, e l’ong della mobilità a zero emissioni, Transport & Environment. La nuova alleanza ha sancito la necessità di ribadire le richieste da inoltrare alla Commissione UE.

“È cruciale mettere in campo uno schema di incentivi europeo significativo e sostenibile”, sostiene Huitema, evidenziando che “le ultime statistiche dimostrano che tutti i Paesi con una quota di mercato delle auto elettriche inferiore all’1% hanno un Pil pro-capite sotto ai 29mila €”.

Si parla dei casi di Paesi come Bulgaria, Grecia e Lituania ma anche di economie importanti come Italia e Spagna. In antitesi,invece, si osserva che il market share dei veicoli alla spina supera il 3,5% “solo in Paesi con Pil pro-capite oltre i 42mila euro”. Gli incentivi da soli non bastano. Huitemai prosegue dicendo:

“La buona notizia è che dal 2014 l’infrastruttura di ricarica europea è cresciuta del 300%. Ad oggi i punti di ricarica totali sono meno di 144mila, un numero ancora insufficiente”.

Secondo le stime presentata alla Commissione Europea serviranno come minimo 2,8 milioni di colonnine entro il 2030. C’è l’urgenza di provvedere ad un piano adeguato che punti ad arginare il fenomeno delle emissioni nocive. Cosa fondamentale per consentire ai costruttori di rispettare i limiti europei sulla CO2, sempre più stringenti. Dietro l’angolo c’è il target dei 95 g/km

al 2021, ma poco dopo, al 2025, bisognerà tagliare ulteriormente le emissioni del 15%, e del 30% al 2030. Conclude Huitema che:

“Questa transizione è una responsabilità dell’industria, degli operatori infrastrutturali, degli Stati, della Commissione europea e dell’Europarlamento.

Non può essere solo in capo alle Case automobilistiche”.

Redazione

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