Recentemente, l’Unione Europea ha avviato un’indagine sui prezzi delle auto elettriche cinesi, considerate troppo basse e poco concorrenziali. Questo ha scatenato una guerra commerciale tra i due giganti economici, con la Cina che ha accusato l’UE di protezionismo.
Roberto Vavassori, uno dei manager di Brembo e il numero uno di ANFIA, ha commentato la situazione affermando che l’UE ha riconosciuto solo “con troppo ritardo” l’enorme problema di competitività dell’Europa rispetto alla Cina. Secondo Vavassori, l’indagine dell’UE avrebbe dovuto essere condotta in modo più discreto e sarebbe stata più efficace se accompagnata dai risultati preliminari. Ora che molte auto elettriche cinesi sono già state spedite in Europa, è troppo tardi per segnalare l’avvio di un’indagine. Questo è un momento delicato per le relazioni politiche e commerciali tra Europa e Cina.
Vavassori ha anche criticato la disparità delle tariffe doganali tra le auto europee in Cina e le auto cinesi in Europa. Attualmente, un veicolo elettrico cinese che entra in Europa paga solo il 10% di tariffa doganale, mentre un veicolo europeo che entra in Cina può pagare dal 15% al 25%. Secondo Vavassori, questa situazione è incomprensibile e avrebbe dovuto essere risolta anni fa.
Il manager ha anche criticato l’introduzione del divieto delle auto a combustione interna previsto per il 2035. Ha affermato che l’UE ha adottato questa regolamentazione per motivi ideologici senza considerare le conseguenze per le economie europee. Vavassori ha sottolineato l’importanza di esentare le batterie dalla tassa di frontiera, poiché l’Europa dipende ancora dalle importazioni di batterie cinesi per costruire veicoli elettrici. Tassare le batterie importate dalla Cina creerebbe solo ulteriori problemi di competitività per l’industria automobilistica europea.
Vavassori ha concluso affermando che l’UE dovrebbe agire come un’unica grande industria invece di pensare in termini di rivalità tra nazioni. Ha sottolineato che il problema non riguarda solo la Francia e la Germania, ma l’intera Europa. Polarizzare la situazione non porterà soluzioni e occorre invece collaborare per affrontare la competizione globale.