Sulle strade dell’imprevedibile: la tragica epica del primo robot autostoppista

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In uno sperimento per scoprire il tipo di legame che un robot potesse sviluppare con gli automobilisti in giro per lo stato, purtroppo non si è ottenuto un esito positivo. Non solo Elon Musk, noto per i suoi esperimenti sui robot come il famoso Teslabot che ha scatenato molte discussioni negli ultimi mesi, ma molti altri scienziati, ricercatori e studiosi hanno avviato progetti con protagonisti robot e androidi, alcuni più complessi e altri più semplici. L’ultima iniziativa è davvero singolare ed offre una triste lezione sulla nostra razza, quella umana.

L’idea di creare un robot autostoppista che potesse affidarsi agli automobilisti casuali che avrebbe incontrato durante il suo viaggio è stata concepita da due ricercatori universitari di nome David Harris Smith e Frauke Zeller. Volevano scoprire se un robot può fidarsi di un essere umano, in contrasto con gli stereotipi sulla fantascienza in cui i robot impazziscono e cercano di distruggere gli umani, come in Terminator o Matrix. Pensavano che un robot privo di qualsiasi forma di difesa potesse invece fidarsi degli umani, ma purtroppo la risposta ottenuta non è stata quella sperata.

Nel 2014, i due scienziati hanno creato hitchBOT, un robot molto semplice che non poteva muoversi autonomamente ma era dotato di braccia, gambe, testa con un’espressione simpatica, GPS, connessione 3G per il cellulare e persino una fotocamera interna per documentare il suo viaggio. Il robot era programmato per intrattenere gli automobilisti chiedendo loro un passaggio per la città successiva. Grazie alla gentilezza degli autostoppisti, hitchBOT è riuscito a attraversare l’intero Canada e, l’anno successivo, ha completato un tour della Germania. Tuttavia, nel tentativo di attraversare gli Stati Uniti da costa a costa, qualcosa è andato storto. I ricercatori hanno perso i contatti con il robot e non hanno più ricevuto segnali dal suo sistema di monitoraggio.

La corsa di hitchBOT è terminata a Philadelphia, dove qualcuno ha distrutto il robot e lo ha abbandonato in pezzi fino a farne esaurire le batterie. Gli ideatori dell’esperimento hanno recuperato gli avanzi dell’autostoppista robotico nell’estate del 2015, dichiarando la conclusione dell’esperimento. La lezione triste che possiamo trarre da questa storia è che non dobbiamo aspettarci gentilezza da tutti quando necessitiamo di un passaggio in auto. Sicuramente non è un finale che ci sarebbe piaciuto.

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Laureata in Culture Digitali e della Comunicazione, nonché in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica, svolgo da anni il lavoro di redattrice digitale. Tra le mie passioni, ci sono il canto, il disegno. Inoltre amo viaggiare.