Stellantis: la crisi dei chip danneggia la produzione in Italia più del Covid

Stellantis avrebbe lasciato capire che la crisi dei chip starebbe influendo sulla produzione più di quanto abbia fatto la pandemia fino ad ora

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Stellantis ha evidenziato come la crisi dei chip stia causando tantissime problematiche a tutte le aziende che operano nel settore automotive. Molte di queste sono state costrette a ridurre la produzione e di conseguenza a lasciare a casa alcuni dipendenti, come nel caso dello stabilimento di Melfi dove si lavorerà sette giorni ogni mese almeno fino a novembre.

Più danni della pandemia: questi sono i risultati di una crisi dei semiconduttori che sembra perdurare ormai da troppo tempo. Gli stessi problemi produttivi non sono stati ravvisati fortunatamente allo stabilimento di Mirafiori, l’unico non interessato dalla crisi:

“Se analizziamo i dati l’incremento di circa 43.513 veicoli rispetto al 2020, compensano la perdita di circa 12.750 veicoli determinatesi negli stabilimenti di Cassino, Pomigliano e Melfi. La situazione è veramente pesante, nell’ultimo trimestre su circa 50 giorni potenziali di lavoro (65 lavorativi – circa 15 gg ferie), solo il Polo Torinese e Maserati Modena non hanno subito fermate. Per gli altri stabilimenti si riducono i turni e le giornate lavorative utilizzando la Cig: Cassino -38%, Pomigliano – 70%, Melfi -54%. Anche Sevel passata indenne nel primo semestre, si ritrova con una riduzione delle giornate lavorative nel trimestre del 28%.”

Con grande probabilità non si riuscirà a raggiungere la produzione pari a 712.000 veicoli come nell’anno del lockdown.

“Il tema delle forniture delle materie prime, dei semiconduttori e dell’avvicinamento della catena del lavoro è un problema di ordine geopolitico che il governo del nostro Paese deve affrontare in maniera strategica. Le nostre preoccupazioni riguardano i lavoratori che sono pesantemente colpiti sul piano del reddito da questa situazione, a cui si aggiungono le preoccupazioni che rischiano di determinarsi a cascata su investimenti e indotto.”

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