Loris Capirossi sgretola il silenzio: i segreti inattesi sulla Ducati finalmente svelati

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L’ormai leggendaria figura di Loris Capirossi della Casa di Borgo Panigale si è esperto sulla sua esperienza nel mondo delle corse e sull’atteggiamento dei piloti attuali. Loris Capirossi, che è ormai un’icona per i fan della Ducati insieme ad altri grandi centauri come Stoner e Bagnaia, ha vissuto una carriera da protagonista senza però riuscire a vincere il titolo mondiale, in modo simile ad Andrea Dovizioso o Jack Miller, che hanno dato tutto sé stessi per portare la squadra emiliana ai massimi livelli. La scelta di Capirossi di abbandonare la Honda per sposare il progetto della Rossa è diventata un’azione iconica che gli ha fatto guadagnare un posto nel cuore dei tifosi.

Al tempo in cui Capirossi iniziò la sua avventura con la Ducati, l’appoggio di Audi non era ancora arrivato. Tuttavia, grazie alle sue vittorie nella classe 125 all’esordio, Capirossi si era già fatto un nome nel Motomondiale, diventando il più giovane pilota di sempre a riuscire in un’impresa del genere. Dopo la vittoria nel 1990, il pilota romagnolo replicò l’anno successivo sempre su una Honda. Il passaggio alla classe di mezzo fu accompagnato da alti e bassi, ma dopo una seconda e terza posizione, Capirossi festeggiò il successo nel 1998 con l’Aprilia.

Il pilota italiano si trovò a competere nella top class nello stesso periodo di Valentino Rossi e dovette misurarsi con piloti di talento come lui. Le sue migliori stagioni, caratterizzate da sfide accese con Rossi e Biaggi, furono nel 2001 con la Honda e nel 2006 con la Ducati.

Le prime stagioni sulla Desmosedici, insieme a Troy Bayliss, furono piene di alti e bassi. Tuttavia, Capirossi riuscì a conquistare il suo primo trionfo in Catalogna nel 2003. La Desmosedici di quegli anni non era paragonabile a quella attuale e faceva della potenza del motore il suo punto di forza principale. Nella sua prima stagione con la Ducati, Capirossi riuscì a collezionare cinque podi, chiudendo al quarto posto in classifica. Nel 2006, riuscì a mantenere una certa regolarità e ottenne tre vittorie, quattro secondi posti e un terzo posto, che gli valsero il terzo posto finale dietro solo a Nicky Hayden e Valentino Rossi.

L’esperienza e la costanza di Capirossi furono fondamentali per lo sviluppo della moto e per il trionfo di Casey Stoner nel 2007. Il pilota italiano era anche un ottimo collaudatore e la sua sinergia con il giovane talento australiano fu perfetta. Alla fine del 2007, la Ducati festeggiò il suo primo titolo mondiale, sia per i piloti che per i costruttori.

Secondo Capirossi, la top class delle corse motociclistiche segue cicli. Negli anni 2000, la Honda era considerata la moto più facile da guidare, poiché tutti i piloti erano competitivi. Oggi, invece, è la Ducati il punto di riferimento, grazie alla capacità della Casa di Borgo Panigale di investire saggiamente i propri fondi. Il collaudatore Michele Pirro ha svolto un lavoro eccellente e tutti i piloti che oggi si trovano in sella a una Desmosedici possono ottenere grandi soddisfazioni.

“Ai tempi di Capirossi, la Ducati era una bella moto, ma non paragonabile a quella attuale. Dovevamo darci da fare per guidarla, ma ci divertivamo comunque. Le moto di oggi sono più facili da guidare fino a un certo punto. Sono tutti vicini in termini di prestazioni, ma essere veloci resta sempre complicato”, ha dichiarato Capirossi in un’intervista a Motosprint.

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Laureata in Culture Digitali e della Comunicazione, nonché in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica, svolgo da anni il lavoro di redattrice digitale. Tra le mie passioni, ci sono il canto, il disegno. Inoltre amo viaggiare.