Sotto il velo blu del cobalto: il male nascosto della Repubblica Democratica del Congo

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Nella prima “pillola” della nuova rubrica “Chiedetelo a Nicola Armaroli” è emerso che nel mondo è presente una quantità sufficiente di litio per produrre oltre tre miliardi di automobili elettriche. Ma cosa succede con il cobalto? È vero che la sua estrazione causa un enorme danno ambientale e sociale, sfruttando addirittura il lavoro minorile?

Inizialmente, Nicola Armaroli sottolinea che le miniere di cobalto non esistono praticamente. A parte alcune miniere in Marocco, il cobalto è un prodotto secondario dell’estrazione di nichel e rame. Questo lo rende particolarmente soggetto a fluttuazioni di prezzo, poiché la sua disponibilità dipende principalmente dalla richiesta di nichel e rame, non dalla richiesta diretta. Ad esempio, l’anno scorso il prezzo del cobalto era intorno ai 50 euro al chilo, ma attualmente è sceso a 32,9 euro.

Gran parte del cobalto viene estratto nella regione del Katanga, nella Repubblica Democratica del Congo, ma non è il governo del Paese a controllare le miniere. Sono le grandi compagnie minerarie multinazionali, principalmente cinesi, a gestirle. Questo perché, vent’anni fa, i cinesi avevano compreso l’importanza del cobalto per le batterie agli ioni di litio utilizzate in elettrodomestici e telefoni cellulari. Solo ora, con l’avvento delle auto elettriche, si è creata una maggiore attenzione sulla modalità di estrazione del cobalto. Armaroli considera questa attenzione tardiva e ipocrita.

Il cobalto è importante nelle batterie per la sua resistenza alle alte temperature in condizioni di stress, ma non è essenziale. Negli ultimi anni, il cobalto è stato progressivamente sostituito con nichel e manganese che sono meno costosi e relativamente più disponibili. Le prime batterie avevano un rapporto 1:1:1 di nichel, cobalto e manganese, mentre oggi la proporzione è di 8 parti di nichel, 1 di cobalto e 1 di manganese, mantenendo le stesse prestazioni e stabilità ai cicli di ricarica.

Per quanto riguarda le questioni sociali ed ambientali, Armaroli afferma che il 90% delle miniere di cobalto è gestito da grandi compagnie che controllano e certificano la sostenibilità del processo estrattivo, anche su richiesta dei principali clienti. Solo il 10-20% proviene dalle miniere informali, dove i controlli sono meno rigidi e lo sfruttamento del lavoro minorile è più diffuso. Tuttavia, questa minoranza rappresenta solo una piccola parte del cobalto utilizzato nelle batterie.

Infine, il cobalto non viene utilizzato solo nelle batterie al litio, ma anche nell’industria petrolifera. Viene impiegato nei motori degli aerei per le sue proprietà di resistenza termica e come catalizzatore nella raffinazione del petrolio. Quindi, mentre l’estrazione di cobalto per le auto elettriche suscita preoccupazione, bisognerebbe rivolgere l’attenzione anche all’industria petrolifera, il principale concorrente delle auto elettriche e grande utilizzatore di cobalto.

Guarda anche il VIDEO Abbiamo tutto il litio che ci servirà?

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Sono una giovane e appassionata giornalista di 22 anni che lavora per il rinomato sito di tecnologia "Tecnoandroid.it". Nata e cresciuta a Roma, Italia, ho sviluppato un grande interesse per la tecnologia e i dispositivi elettronici fin dalla tenera età.