La storia “dieselgate” potrebbe finalmente sortire effetti positivi per Volkswagen. Il consiglio di sorveglianza avrebbe infatti portato a termine l’indagine interna partita nell’ottobre 2015, scegliendo di avanzare una richiesta di risarcimento danni contro l’ex amministratore del gruppo Martin Winterkorn. La richiesta sarà effettuata anche contro Rupert Stadler, ex numero uno di casa Audi. Il tutto per la violazione dei doveri di diligenza stabiliti dal diritto societario.
L’indagine, riguardante tutti i manager che rivestivano la carica tra il 2009 e il 2015, ha conseguito la raccolta di più di 65 petabyte di dati e di più di 480 milioni di documenti. Sono poi stati effettuati ben 1.550 interrogatori e colloqui informativi.
Volkswagen: Stadler e Winterkorn nel mirino, ecco le motivazioni
Volkswagen afferma che:
“Winterkorn ha violato i suoi doveri di diligenza in qualità di presidente del consiglio di gestione”.
“Dal 27 luglio dell’anno 2015 non è arrivato alcun chiarimento completo e tempestivo le circostanze alla base dell’uso di funzioni illegali nei software dei motori diesel TDI da 2.0 litri venduti sul mercato nordamericano tra il 2009 e il 2015. Non è stata inoltre fornita una risposta tempestiva, veritiera e completa alle domande poste dalle autorità statunitensi. Stadler invece ha violato i propri doveri non riuscendo dal 21 settembre del 2016, a garantire che i motori diesel da 3.0 litri e i V-TDI da 4.2 litri, sviluppati dall’Audi e montati su veicoli venduti in Unione Europea dalla Volkswagen, dalla stessa Audi e dalla Porsche, venissero sottoposti a indagini relative alle funzioni illecite dei software”.