Il mondo del motorsport si trova ad affrontare un momento tragico, con la scomparsa di un illustre campione che ha scosso profondamente gli amanti delle corse.
I piloti sono idolatrati come eroi dei tempi moderni, individui che hanno dimostrato di poter superare sfide praticamente insormontabili e che hanno reso la velocità meno pericolosa. In particolare, il Motomondiale ha dimostrato di essere la competizione più rischiosa, specialmente per i motociclisti, dato il naturale pericolo delle moto rispetto alle automobili, nonostante i recenti progressi nei sistemi di sicurezza.
Fortunatamente, grazie a questi avanzamenti tecnologici, incidenti che avrebbero potuto essere fatali in passato, come quelli di Pecco Bagnaia a Barcellona e di Sergio Garcia a Valencia in Moto2, non hanno avuto gravi conseguenze per i piloti. Questo ha contribuito a rendere i pionieri del mondo dei motori delle figure leggendarie, soprattutto in un’epoca in cui l’Italia stava rinascendo dopo la Seconda Guerra Mondiale.
In particolare, la casa motociclistica MV Agusta ha giocato un ruolo significativo nel sognare e affascinare gli appassionati di tutto il mondo. Negli anni ’60, questa moto entrò nel mito grazie a Giacomo Agostini, ma la casa di Varese aveva già fatto parlare di sé grazie a un campione eccezionale.
Questa leggenda è Cecil Sandford, nato nel 1928 in Inghilterra, un campione che ha iniziato la propria carriera nel 1950, gareggiando con differenti marche di moto. Nonostante il successo ottenuto con la Velocette e la Moto Guzzi, è stato con la MV Agusta che ha raggiunto la fama, vincendo numerose gare e scrivendo così la storia del motociclismo mondiale.
Purtroppo, Sandford si è recentemente spento all’età di 95 anni, lasciando un vuoto nel cuore del Motomondiale, che lo piange come una delle sue leggende.
